Negli ultimi anni ho spesso parlato dell’importanza di fare esperienze all’estero.
È un tema che mi sta a cuore, non solo perché ha segnato profondamente la mia vita, ma anche perché credo che oggi, più che mai, i giovani abbiano bisogno di riscoprire quel desiderio di partire, esplorare, imparare.
In un mondo che cambia rapidamente, dove tutto sembra raggiungibile con un click, c’è ancora qualcosa che non si può scaricare, né imparare sui social: la crescita che nasce dal “vivere altrove”.
Non si tratta solo di viaggiare per piacere o di “scappare” da qualcosa.
L’esperienza all’estero è un’occasione straordinaria per mettersi in gioco, allenare la mente e lo spirito.
È un modo per vedere il mondo – e se stessi – da una prospettiva completamente nuova.
Nel turismo – che è fatto di persone prima che di numeri – poi, queste esperienze hanno un valore ancora più forte.
Parlare più lingue, conoscere culture diverse, imparare a relazionarsi con clienti e colleghi di ogni provenienza è fondamentale.
Ma, più in generale, vivere e lavorare fuori dal proprio Paese è una scuola di vita.
Chi parte per un periodo all’estero porta con sé uno zaino pieno di aspettative… e torna con una valigia piena di esperienze.

Si impara una lingua in modo naturale, ogni giorno, parlando davvero con le persone.
Si entra in contatto con stili di vita e di lavoro diversi, si osservano abitudini che magari all’inizio sembrano strane, ma che poi insegnano moltissimo.
E si sviluppa una cosa che, secondo me, è tra le più importanti: l’adattabilità.
Imparare ad arrangiarsi, risolvere problemi da soli, orientarsi in contesti nuovi… sono tutte capacità che non si insegnano sui libri, ma che fanno una differenza enorme nella vita e nel lavoro.
Non si parte solo per imparare una lingua, trovare un lavoro o migliorare il curriculum.
Si parte per diventare più consapevoli, più aperti, più pronti ad affrontare la vita in tutta la sua complessità
Un episodio che non dimentico mai
Ricordo benissimo quando, anni fa, lavoravo in un hotel di lusso a Roma.
Avevo sempre con me un libricino dei Leading Hotels of the World.
Lo sfogliavo appena potevo, come si guarda una collezione di sogni: immagini di hotel bellissimi, in ogni parte del mondo.
Un giorno, il concierge mi guardò sorridendo e mi chiese:
“Franco, ma che fai sempre con quel libricino?” risposi: “guardo le immagini… e sogno. Vorrei andare ovunque, lavorare ovunque. Imparare tutte le lingue, vivere ogni esperienza possibile e impossibile.”
Lui mi ascoltò con uno sguardo che non dimenticherò mai. Forse perché ci si era visto anche lui, tanti anni prima.
“Io ho lavorato in Svizzera e in Inghilterra” – mi disse – “sono spagnolo, ma vivo in Italia da tanto. Ogni Paese dove ho vissuto mi ha insegnato qualcosa. Ti capisco perfettamente.”
Avevo 26 anni. Mi mancava solo la tesi da discutere.
Ma il mio vero obiettivo era già chiaro: partire.
Volevo lavorare negli hotel più belli del mondo, conoscere persone, apprendere dalle migliori scuole sul campo, migliorare l’inglese, imparare nuove lingue.
Londra, Parigi, Barcellona: erano le tappe che avevo in mente.
Così è cominciato tutto.
Quello che era partito come un piano di pochi mesi è diventato un viaggio di sei anni.
Non è andato tutto come previsto.
Ci sono stati ostacoli, momenti difficili, giorni in cui mi sono chiesto se avessi fatto la scelta giusta.
Non ho fatto tutto quello che avevo previsto, ma ho vissuto gli anni più intensi e formativi della mia vita.
Ma se oggi sono l’uomo e il professionista che sono, è anche e soprattutto grazie a quegli anni.

Dall’esperienza al metodo
Dopo il mio rientro in Italia, portavo con me un bagaglio pieno di esperienze, ma anche di intuizioni.
Intuizioni che, passo dopo passo, sono diventate un metodo.
La più significativa tra le intuizioni riportate dall’estero è stata il revenue management, che ho rielaborato e trasformato secondo la mia visione, adattandolo a un nuovo modo di intendere il valore e la strategia.
Oggi, attraverso il team della Franco Grasso aiutiamo centinaia di hotel a migliorare la loro redditività,
La nostra è una disciplina economica che non si limita a gestire i prezzi, ma guarda in profondità: alla stagione, al contesto, alla domanda reale, al comportamento dei viaggiatori.
E molto di quello che ho imparato nasce da quegli anni passati in giro per il mondo, osservando, sbagliando, ascoltando.
Consigli pratici
Scrivo tutto questo perché sento l’urgenza di parlare ai giovani; vorrei che capissero che partire non è un salto nel buio, ma una luce accesa sul futuro.
Chi desidera fare un’esperienza all’estero ha oggi a disposizione numerosi strumenti.
Per orientarsi, può essere utile seguire alcuni suggerimenti pratici.
È importante scegliere una destinazione che susciti interesse: può trattarsi di un Paese in cui si parla una lingua che si intende apprendere, oppure di un luogo con una forte richiesta nel proprio settore professionale.
Vanno considerate tutte le opzioni disponibili, come stage, tirocini, programmi Erasmus+, lavori stagionali, scambi culturali o attività di volontariato. Esistono portali e community specializzate che facilitano la ricerca della soluzione più adatta.
Non bisogna temere di iniziare da posizioni semplici: anche un impiego in una struttura ricettiva o in un ristorante può offrire opportunità significative, se affrontato con il giusto atteggiamento.
E non dimenticate di preparare un curriculum vitae e una lettera motivazionale nella lingua del Paese scelto. L’onestà è fondamentale: esperienze autentiche e coerenti valgono più di un elenco impeccabile ma poco veritiero.
Ricordate che partire non è una fuga, è una conquista!
Franco Grasso